Karate Do: la via della mano vuota

Karate Do, ovvero la via della mano vuota.

Il Karate, secondo la storia più accreditata, nasce e si sviluppa ad Okinawa, la più grande ed importante delle isole Ryukyu in Giappone, fra il sedicesimo e diciottesimo secolo, come evoluzione di tecniche di autodifesa cinesi.

La nascita del Karate

Si parla di periodi in cui le armi erano proibite ad Okinawa e di come questo abbia spinto la gente a studiare ed affinare tecniche di difesa senza armi. Fino al 1879, quando Okinawa diventa una provincia del Giappone, la Cina ha una forte influenza sull’isola. Del Karate precedente restano soltanto alcuni nomi legati alle leggende e nessun documento scritto di particolare valore. Le scuole del XIX secolo prendevano nome dalla località in cui si trovano: Shuri-Te, Tomari-Te e Naha-Te erano le principali. Il Karate che si faceva allora era molto diverso dal Karate di oggi.

L’allenamento principale, e praticamente l’unico, era la ripetizione senza fine di un ristretto numero di Kata; non c’era allenamento di gruppo, ma il maestro insegnava individualmente ed aveva pochissimi allievi. Spesso tecniche ed allenamenti venivano mantenuti segreti.

A differenza del Kung Fu cinese, con una grande varietà di movimenti, salti, posizioni acrobatiche, il Karate di Okinawa poneva l’enfasi sulla potenza estrema di un numero di tecniche molto ridotto. L’esasperazione di singoli movimenti è una caratteristica principale delle arti marziali di Okinawa e giapponesi in genere, focalizzate su concentrazione ed efficacia estrema. Troviamo le stesse componenti nel Kendo (la scherma giapponese), nel Sumo, nel Judo. Altre scuole di spada praticavano, come principale metodo di allenamento, un esercizio che consisteva nel colpire con forza un albero con un bastone di legno, migliaia di volte al giorno; l’idea era di tagliare in due il nemico con un solo colpo.

Questo indirizzo fu portato al Karate e in questo vi era la differenza essenziale tra arti marziali cinesi e giapponesi.
Il Karate cambiò decisamente quando fu introdotta in Okinawa nel 1880 la scuola pubblica.

Nel 1901 il Karate fu adottato nelle scuole come insegnamento di educazione fisica. Furono creati i Pinan, serie di forme fatte di movimenti più semplici, e furono fatti cambiamenti nelle tecniche per venire incontro alle esigenze della didattica nelle scuole.

Furono anche introdotti quegli aspetti formali dell’allenamento cui siamo abituati oggi, come il fatto di eseguire gli stessi movimenti in gruppo, tutti in fila.

Si trattava di un periodo di forti trasformazioni e Gichin Funakoshi (1868 – 1957), fondatore dello stile Shotokan, era uno dei maestri più conosciuti. Nel 1921 il Principe Imperiale giapponese venne in visita ad Okinawa e per lui fu organizzata una dimostrazione di Karate che lo colpì molto.

Ci fu quindi un invito a tenere una esibizione in Giappone e fu scelto Funakoshi che fece una dimostrazione a Kyoto e poi a Tokyo su invito del maestro Kano, creatore del Judo moderno. Funakoshi rimase in Giappone dove iniziò ad insegnare Karate presso l’università. Lentamente il Karate iniziò ad essere conosciuto e nel 1938 gli allievi di Funakoshi costruirono lo Shotokan, la casa da cui prese il nome lo stile di Funakoshi. In questo periodo furono introdotti nel Karate i gradi (Dan e Kyu). Dopo Funakoshi molti altri maestri di Okinawa vennero in Giappone, Miyagi, fondatore dello stile Goju Ryu, fu nel 1929 a Kyoto e Mabuni, fondatore dello stile Shito Ryu, aprì nello stesso anno la sua scuola ad Osaka.

In Giappone il Karate subì una veloce evoluzione avvicinandosi ad idee buddiste. Funakoshi cambiò i nomi dei Kata: Pinan divenne Heian che significava “via della pace”; anche il modo di scrivere la parola “Karate” fu modificato: gli ideogrammi originali che significavano “mano cinese” furono cambiati in modo da potersi leggere “mano vuota”.

Anche le tecniche e le metodologie di allenamento cambiarono: venne introdotto l’Ippon Kumite (combattimento ad una sola tecnica) e nel 1927 iniziarono a praticare il Jyu Kumite (combattimento libero) usando maschere ed abiti protettivi.

Questi cambiamenti non erano graditi a Funakoshi ed i primi tornei furono organizzati solo dopo la morte del Maestro.

Ben presto fu chiamato ad Okinawa anche il figlio di Funakoshi, Yoshitaka, a cui venne lasciato l’insegnamento in alcune università. Yoshitaka cambiò molte cose nello Shotokan: abbasso le posizioni, cambiò tecniche e kata. In questo periodo furono introdotti i calci laterali (Yoko Geri) e circolari (Mawashi Geri) come anche oggi vengono eseguiti. Yoshitaka pose ancor di più l’accento sulla forza ed efficacia delle tecniche e delle posizioni.

Durante la seconda guerra mondiale lo Shotokan fu distrutto ed i praticanti dispersi. Yoshitaka morì nel 1947 a circa 40 anni. Okinawa fu quasi completamente distrutta, molti maestri morirono ed i Karate iniziò ad riorganizzarsi ad Okinawa solo negli anni sessanta. In Giappone invece Funakoshi ed i suoi allievi riorganizzarono tutto in pochi anni.

Senza Yoshitaka alcune innovazioni vennero eliminate, ma il Karate Shotokan che facciamo oggi è il Karate di Yoshitaka, molto diverso da quello del padre Gichin; è il Karate di una persona giovane, forte ed impetuosa.

Dopo la guerra il Karate crebbe, differenziandosi in molti stili ed organizzazioni. Anche ad Okinawa ci sono oggi decine di scuole diverse. In Giappone tutte le scuole sono raggruppate in un’unica organizzazione governativa.

Dopo la morte di Gichin Funakoshi nel 1957 la scuola Shotokan si divise in tre correnti. Le varie organizzazioni di club universitari, lo Shotokai del maestro Egami (1912 – 1981) e la JKA (Japan Karate Associacion), la più grande organizzazione di Karate Shotokan in Giappone e nel mondo.

Oggi gli stili più importanti sono lo Shotokan (fondato da Funakoshi), il Wado Ryu (fondato da Otsuka), il Shito Ryu (fondato da Mabuni) ed il Goju Ryu (fondato da Miyagi).

Negli anni sessanta i maestri giapponesi di Karate iniziarono a venire in Europa e negli Stati Uniti. Il Karate è ora conosciuto e diffuso in tutto il mondo ed è ancora in evoluzione, trasformandosi da arte marziale in uno sport moderno.

Il Karate in Italia

Il Karate fa la sua comparsa in Italia nel 1957 ad opera del maestro Wladimiro Malatesti, già pugile e judoka. Fu il maestro toscano ad aprire la prima scuola di Karate in Italia: il Kodokan Firenze. Da questo dojo iniziò a promuovere la nuova disciplina dopo aver fondato la FIK, Federazione Italiana Karate. Pochi anni dopo nascono due altre organizzazioni: Augusto Basile fonda a Roma il KIAI con l’intento di divulgare il Karate Wado Ryu; a Milano nasce l’AIK, che ha nel maestro Hiroshi Shirai il suo capo carismatico.

Nel 1966 il KIAI entra nella FIK, alla cui guida viene chiamato l’avvocato Augusto Ceracchini, un grande personaggio al quale va riconosciuto il titolo di padre delle arti marziali in Italia. Sportivo autentico, Stella d’Argento del CONI, cinque volte campione italiano di Judo, vice Presidente della FILPJ, Federazione Italiana Lotta Pesi Judo, Ceracchini fa della piccola FIK una grande federazione moderna ottenendo dal CONI un primo riconoscimento ufficiale.

Si accende intanto una lunga competizione tra il nord, schierato con il maestro Shirai, ed il centro-sud, compatto sotto la guida di Augusto Ceracchini.

Grazie all’opera di mediazione del dottor Giacomo Zoja, Presidente della FESIKA – subentrata alla AIK nel 1970 – e del maestro Carlo Henke, delegato di Ceracchini, le premesse di fusione divengono realtà.

La prematura scomparsa dell’avvocato Ceracchini non interrompe le trattative: nel 1979 la FESIKA confluisce nella FIK che prende il nome di FIKDA, Federazione Italiana Karate e Discipline Associate.

Commissario della nuova Federazione è il dottor Carlo Zanelli, presidente della FILPJ, che di lì a poco sarà sostituito dal dottor Matteo Pellicone.

Negli anni in cui fu commissariato il Karate italiano visse un periodo felice ma, riconquistata la sua autonomia, tornarono ad alternarsi momenti buoni e cattivi in un clima di grande confusione nel quale sigle e presidenti cambiarono vorticosamente. Nel 1982 con l’inserimento del Taekwondo la FIKDA prende il nome di FIKTEDA, Federazione Italiana Karate Taekwondo e Discipline Affini). Nel 1985, dopo l’assemblea federale elettiva, il gruppo di Taekwondo, in disaccordo con la maggioranza, decide di abbandonare la FIKTEDA e di costituire una propria federazione che prende il nome di FITA.

Qualche mese dopo un gruppo di società di Karate esce dalla FIKTEDA ed entra nella FITA che cambia nome in FITAK, Federazione Italiana Taekwondo e Karate. Su pressione del CONI e sempre con la promessa di un riconoscimento del Karate, la FIKTEDA si scioglie e confluisce nella FITAK.

Ma la riunificazione dura poco: nel 1989 il gruppo legato storicamente al maestro Shirai abbandona definitivamente la FITAK e costituisce, sotto la presidenza del dottor Gabriele Achilli, la FIKTA, Federazione Italiana Karate Tradizionale e Affini. All’interno della FIKTA viene costituito un “Settore Sportivo” con presidente il maestro Carlo Henke. Nel 1993 il gruppo facente capo al maestro Henke lascia la FIKTA e fonda la FESIK, Federazione Sportiva Italiana Karate.

FIKTA e FESIK, sebbene seguano delle strade differenti, stipulano tra loro una convenzione che verrà poi revocata dalla FESIK nel 2005. Nel frattempo la FITAK cessa di esistere: il gruppo di Taekwondo costituisce una propria federazione mentre quello di Karate entra a far parte della federazione comprendente lotta, pesi e Judo del dottor Pellicone, la cui sigla diventa FILPJK.

Passano pochi anni ed anche questa federazione si trasforma: i pesi seguono la loro strada mentre il gruppo restante fonda la FIJLKAM, Federazione Italiana Judo Lotta Karate ed Arti Marziali.

Attualmente FIJLKAM, FESIK e FIKTA sono le tre più grandi federazioni sportive e tradizionali che regolano il Karate in Italia, ognuna con finalità e regolamenti diversi ed ognuna legata a diverse organizzazioni mondiali.
La FIJLKAM è affiliata alla WKF (World Karate Federation), mentre la FESIK alla WKMO (World Karate Martial Arts Organization), alla WUKF (World Union of Karate-do Federations), alla ETKF (European Traditional Karate Federation) ed alla ITKF (International Traditional Karate Federation).
A queste si aggiungono altre piccole organizzazioni di minore valore numerico. Rilevanti sotto l’aspetto numerico sono invece gli enti di promozione – US ACLI, UISP, ENDAS, CSEN, LIBERTAS, CSI, MSP, AICS ecc. – importanti per la promozione del Karate ma senza sbocchi internazionali.

Il Karate nel mondo

A livello internazionale lo sviluppo del Karate Shotokan avvenne negli anni ’60 quando molti maestri della JKA, Japan Karate Associacion, emigrarono dal Giappone per stabilirsi in Europa e nel resto del mondo.

Tra i nomi più conosciuti si ricorda Keinosuke Enoeda in Inghilterra, Taiji Kase in Francia, Hideo Ochi in Germania, Hidetaka Nishiyama e Teroyuki Okazaki negli Stati Uniti e Hiroshi Shirai in Italia.

In Giappone il Karate era diviso tra tante scuole di stile. L’imperatore Hirohito, spinto dal ministero della Cultura, chiede l’unione di tutte le forze sotto una stessa organizzazione. Nel 1969 nasce la federazione giapponese formata da Gogen Yamaguchi (Goju Ryu), Kenei Mabuni (Shito Ryu), Masatoshi Nakayama (Shotokan), Hironori Otsuka (Wado Ryu) e Mazo Wata.

Shingen Ogawa è il primo presidente ma alla fine dello stesso anno viene chiamato Ryoichi Sasakawa, un personaggio che ha sicuramente fatto la storia del Karate Moderno.

I primi Campionati del Mondo si svolsero a Tokyo nel 1970. In concomitanza con questo avvenimento si riunirono i delegati di 33 nazioni per fondare la WUKO (World Union of Karate-do Organizations) proprio sotto la presidenza del magnate giapponese Ryoshi Sasakawa e la guida dell’avvocato francese Jacques Delcourt, Chairman WUKO.

Da qui a poco un altro personaggio si farà largo nel panorama politico internazionale, il maestro giapponese Hidetaka Nishiyama che, in disaccordo con Delcourt, decide di abbandonare la WUKO e di dar vita nel 1974 ad un’altra organizzazione internazionale: la IAKF, International Amateur Karate Federation. La IAKF arriva a ben 70 paesi membri e nel 1977 presenta una proposta al CIO, Comitato Olimpico Internazionale, per un riconoscimento olimpico del Karate.

Così farà subito anche la WUKO. Ma il CIO per il riconoscimento del Karate pone subito una condizione: l’unificazione. Il CIO decide di investigare sul mondo del Karate e da un sondaggio risulta che è comunque la WUKO la maggiore organizzazione.
Sempre nel 1977 il CIO propone che il Karate diventi sport olimpico riconosciuto, anche se non parteciperà alle Olimpiadi. Lo stesso anno Tokyo ospita i Mondiali di entrambe le organizzazioni.

E’ uno dei periodi migliori per Jacques Delcourt che può contare su uno staff politico di prim’ordine del quale fa parte anche l’italiano Carlo Henke che emerge in campo tecnico ed arbitrale.

Insieme allo scozzese Tommy Morris ed al francese Max Vichet, Henke arriverà a presiedere la commissione arbitrale della EKU (più conosciuta in francese come UEK), European Karate Union, l’organizzazione europea legata alla WUKO. Sono anni di gravi crisi politiche. Basti pensare ai boicottaggi delle olimpiadi di Mosca nel 1980 e di Los Angeles nel 1984 in piena guerra fredda tra le due superpotenze dell’epoca, Stati Uniti e Unione Sovietica.

Nel 1982 a Taipei (Taiwan) si svolge il 6° Campionato del Mondo WUKO, partecipano 46 federazioni ed entrambe le sigle, WUKO e IAKF.
Poco dopo la IAKF cambia nome in ITKF, International Traditional Karate Federation, con la maggioranza di karateka di stile Shotokan e con il preciso intento di promuovere l’aspetto “tradizionale” del Karate.

Il 2 giugno 1985 il CIO accorda il riconoscimento alla WUKO ma nello stesso anno Nishiyama chiede al CIO che anche la sua organizzazione venda riconosciuta per il Karate tradizionale.

Alla fine del 1989 il CIO sollecita la WUKO a riprendere i negoziati con la ITKF per raggiungere l’unificazione entro il 1990 ma ogni contatto non porterà a alcun risultato. Lettere, petizioni e quant’altro arrivano al CIO da parte delle due organizzazioni con il solo risultato di ottenere il rinvio della data per l’unificazione.
L’11 dicembre 1992 il direttore generale del CIO François Carrard si incontra con una delegazione della WUKO formata da Jacqus Delcourt e dal tedesco Fritz Wendland – che diventerà poi per breve tempo vice presidente della WKF – e durante la riunione si propone che la nuova federazione mondiale del karate unificato prenda il nome di WKF, World Karate Federation. Entrambe le federazioni avrebbero dovuto sciogliersi e confluire nella struttura unificata.

Delcourt, giocando d’anticipo, scioglie la WUKO cambiando il nome in WKF, mantenendo struttura e statuto. Nishiyama denuncia al CIO lo stato delle cose, rivendicando il diritto della ITKF di fare parte della WKF. Si moltiplicano gli incontri, le riunioni, le delegazioni, i protocolli d’intesa, ma le due organizzazioni non riescono a trovare un accordo.

Nel 1995 muore Sasakawa alla veneranda età di 96 anni.

L’anno seguente un nuovo personaggio entra nel panorama del Karate mondiale: il multimiliardario giapponese Kunio Tatsuno, che in breve tempo crea una organizzazione per la promozione del Karate olimpico, la World Promotion Karate Foundation, con il preciso intento di unificare gli interessi della WKF di Delcourt e della ITKF di Nishiyama.

Sebbene tutti sappiano che la sua fortuna nasca dalla appartenenza ad una delle numerose società mafiose degli Yakuza giapponesi, si riconosce in Tatsuno l’unico personaggio in grado di portare finalmente a termine la tanto agognata riunificazione. Nel maggio del 1996, su iniziativa di Carlo Henke, viene fondata a Francoforte (Germania) la WKC, World Karate Confederation. La nuova organizzazione trova subito la collaborazione di Fritz Wendland – precedentemente escluso dall’esecutivo della WKF – e di molti altri personaggi storici del karate (tra questi il principe HRH Adan Czartoryski Borbon, cugino del re di Spagna) rimasti delusi da questa storia infinita e soprattutto dall’atteggiamento dei dirigenti di WKF e ITKF volto a tutelare i soli interessi personali.
Nello stesso anno a Osaka, sotto la direzione di Tatsuno, viene firmato un protocollo tra Delcourt e Nishiyama. L’unificazione sembra vicina, ma all’interno della WKF esiste una linea molto dura nei confronti della ITKF espressa dallo spagnolo Antonio Espinos, vicepresidente.

Nel 1997 la WKC, con presidente Fritz Wendland e vicepresidente Carlo Henke, organizza in Italia, ad Arezzo, il 1° Campionato del Mondo. La competizione riscuote un notevole successo anche perché lo statuto della WKC – a differenza di quelli WKF e ITKF – consente l’affiliazione a più federazioni di una stessa nazione. Il campionato vedrà la partecipazione di 245 atleti in rappresentanza di 22 federazioni.

La figura di Delcourt tramonta l’anno seguente e con lui anche le prospettive di unificazione. Su pressione del CIO viene eletto presidente della WKF Antonio Espinos. La ITKF viene presto dimenticata mentre la WKC non si interessa dei Giochi Olimpici.

Nel maggio del 1999 Kunio Tatsuno viene assassinato dalla mafia giapponese.

Nel 2000 a Sydney la WKF prende ufficialmente parte alla riunione del CIO come federazione riconosciuta, ma l’8 luglio 2005 ancora una volta il CIO boccia l’entrata del Karate tra le discipline olimpiche di Pechino 2008. Del Karate alle olimpiadi se ne potrà forse riparlare solo nel 2012.

Nel frattempo la WKC cresce. Vengono organizzati i Campionati Europei a Bratislava (Slovacchia), Cluj Napoca (Romania), St. Polten (Austria), Caorle (Italia) e i Campionati Mondiali a Bochum (Germania), Aberdeen (Scozia), San Pietroburgo (Russia).

Nel 2005 risultano affiliate alla WKC 84 federazioni e viene assegnato l’ultimo Campionato del Mondo in Brasile, a Fortaleza. Ma proprio qualche mese prima dell’evento la WKC si spacca in due: da una parte Fritz Wendland preoccupato di perdere il potere di fronte alle contestazioni subite dalla maggioranza delle nazioni aderenti, dall’altra i due vicepresidenti Carlo Henke – diventato nel frattempo Chairman, ovvero presidente esecutivo – e l’argentino Nestor Parreño che chiedevano una WKC più democratica e più attenta alle richieste dei paesi affiliati.

La rottura si consuma quando Wendland, ormai in minoranza nel Consiglio Direttivo, si rifiuta di presentare i conti al nuovo tesoriere e, in palese contrasto con lo statuto, indice un congresso alternativo a quello già fissato a Fortaleza in occasione del 5° Campionato Mondiale. A Belgrado (Serbia) ha luogo il congresso voluto da Wendland che si dimette ma mantiene il titolo di “Founding President”.

Al suo posto viene eletto il serbo Marko Nicovic, che come prima mossa intima alla federazione brasiliana di accettare incondizionatamente le disposizioni del nuovo direttivo fantasma WKC eletto a Belgrado. Il Presidente brasiliano, sostenuto anche dalle autorità del suo paese, si rifiuta e il Campionato Mondiale ha luogo come previsto sotto la direzione di Carlo Henke – che in qualità di Chairman assume la momentanea presidenza – e Nestor Parreño. Wendland e Nicovic tentano in tutti i modi di boicottare il campionato che risulterà invece un successo con la partecipazione di 301 atleti e 24 federazioni.

Al congresso di Fortaleza Carlo Henke decide di lasciare il suo incarico e viene eletto presidente WKC il brasiliano Osvaldo Messias de Oliveira. Ma la decisione più importante verte sulla spaccatura creatasi all’interno della WKC: due organizzazioni e due presidenti con la stessa sigla. La dirigenza legale con a capo Messias de Oliveira decide comunque di denunciare alle autorità giudiziarie il consiglio direttivo eletto illegalmente a Belgrado ma nel contempo decide di abbandonare la medesima sigla e di rifondare la WUKO, World Union Karate-do Organizations, la mitica federazione mondiale nata nel 1970 e sciolta nel 1992. Carlo Henke viene nominato Presidente Onorario a vita.

La WUKO, per problemi legali con la WKF, cambiò il suo nome prima in WUKO&AD (World United Karate Organization & Associated Disciplines) e successivamente in WKMO (World Karate Martial Arts Organization).

Oggi le scene mondiali sono in pratica dominate da alcune principali organizzazioni: la WKF, riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale, la WKMO, la WKC e la WUKF, oltre a tante altre organizzazioni minori.

All’inizio del 2014 il M° Sean Henke diventa Chairman della WUKO&AD e qualche mese dopo a Losanna, in Svizzera, firma il protocollo d’intesa con le principali organizzazioni mondiali per la fondazione della UWK (United World Karate) la nuova organizzazione mondiale che avrà come scopo la riunificazione del Karate nel mondo attraverso la divisione in tre settori: Generale, Tradizionale e Contatto. Nel 2018 diventa Segretario Generale della WKMO.